Ho iniziato con questa domanda la fase di ENGAGE dell’unità sul passaggio delle sostanze attraverso le membrane cellulari.

La domanda li ha un po’ spiazzati. Mi guardano come fossi un po’ matta, ma ormai mi conoscono e sanno che devo avere un asso nascosto nella manica se faccio una domanda del genere. Consegno una scheda con la traduzione di un articolo pubblicato su Scientific American dal titolo “Strano ma vero: bere troppa acqua può uccidere”.

L’articolo racconta di alcuni casi di intossicazione da acqua risultati letali, come ad esempio quello di Jennifer Strange, una donna californiana di 28 anni, che nel 2007 è morta dopo aver partecipato al concorso radiofonico “Hold Your Wee for a Wii“, “trattieni la pipì (wee) per una Wii”, per vincere una console Nintendo Wii per i suoi figli. Durante la gara, dopo aver bevuto circa sei litri di acqua in tre ore, la donna ha iniziato a vomitare, è andata a casa con un forte mal di testa, ed è morta a causa di una intossicazione da acqua.

Jennifer_Strange_family

Leggiamo anche di altri casi, come quello di un ragazzo di 21 anni che nel 2005, presso la California State University, è morto dopo essere stato costretto dalla confraternita a bere quantità eccessive d’acqua o dei ragazzi che assumono ecstasy in discoteca che muoiono dopo aver bevuto grandi quantità d’acqua per reidratarsi dopo una lunga notte di danze e sudorazione.

I ragazzi cominciano a guardare la bottiglietta d’acqua che hanno sul banco con occhi diversi. Sembra che pensino “ci sarà da preoccuparsi?”

Qualcuno interrompe la lettura e dice: “Ma come? Dicono che bisogna bere tanta acqua ogni giorno, mentre queste persone sono morte per aver bevuto tanto! Io bevo tanto in una giornata, corro qualche rischio? Quanta acqua posso bere?”

Lo rassicuro velocemente, chiedendo di portare pazienza e terminare la lettura. Discuteremo di tutti i dubbi e le domande alla fine.

Leggiamo che il rischio di esagerare con l’acqua è tipico anche degli atleti di resistenza. Da uno studio del 2005 pubblicato nel New England Journal of Medicine emerge, infatti, che quasi un sesto dei maratoneti sviluppano un certo grado di iponatriemia, o diluizione del sangue causata dall’aver bevuto troppa acqua.

intossicazione-da-acqua

Cos’è l’iponatriemia?

Letteralmente significa “sale insufficiente nel sangue.” Parlando in termini quantitativi, iponatriemia significa avere una concentrazione di sodio nel sangue sotto 135 millimoli per litro, mentre la concentrazione normale è compresa tra 135 e 145 millimoli per litro.

Casi gravi di iponatriemia possono portare a intossicazione da acqua, una malattia i cui sintomi includono mal di testa, affaticamento, nausea, vomito, minzione frequente e disorientamento mentale.

Nell’uomo, i reni controllano la quantità di acqua, sali e altri soluti che lasciano il corpo filtrando il sangue attraverso milioni di tubuli. Quando una persona beve troppa acqua in un breve lasso di tempo, i reni non riescono a lavorare abbastanza in fretta e il sangue si satura d’acqua. Dal sangue, l’acqua passa nei fluidi extracellulari che hanno una concentrazione di sali maggiore e poi entra anche nelle cellule, gonfiandole come palloni.

Molte cellule hanno abbastanza spazio intorno per “stirarsi” perché si trovano in tessuti flessibili come grasso e muscoli, ma questo non è il caso dei neuroni.

Le cellule del cervello si trovano impacchettate all’interno della scatola cranica e devono condividere questo spazio con sangue e liquido cerebrospinale. All’interno del cervello non c’è quasi spazio per espandersi e gonfiarsi, così l’edema cerebrale, o rigonfiamento cerebrale, può essere disastroso. Un’iponatriemia rapida e severa causa l’ingresso di acqua nelle cellule cerebrali, le gonfia e questo ha come conseguenza convulsioni, coma, arresto respiratorio e morte.

Continuiamo la lettura e scopriamo che nella maggior parte dei casi di avvelenamento da acqua, però, non deriva semplicemente dal bere troppa acqua. Di solito l’avvelenamento è dovuto a una combinazione tra assunzione eccessiva di liquidi e aumento della secrezione dell’ormone vasopressina (o ormone antidiuretico). Questo ormone, prodotto dall’ipotalamo e secreto nel flusso sanguigno dalla ghiandola pituitaria posteriore, dice ai reni di conservare l’acqua. In periodi di stress fisico, come ad esempio durante una maratona, aumenta la sua secrezione e questo può far trattenere l’acqua al corpo, anche se si sta bevendo quantità d’acqua eccessive.

In classe ho parecchi studenti sportivi. Vedo che vorrebbero parlare ma per fortuna nell’articolo arrivano le risposte alle domande non ancora formulate…

Leggiamo, infatti, che mentre si fa esercizio, si dovrebbe bilanciare quello che si sta bevendo con la quantità d’acqua persa attraverso la sudorazione. Questo riguarda non solo l’acqua ma anche gli sport drink, che possono causare iponatriemia se consumati in eccesso.

Naturalmente non è per niente facile misurare la quantità di sudore emesso, per cui  se si è in buona salute e si è dotati di un “barometro” della sete, che non è stato alterato dalle droghe o dalla vecchiaia, il consiglio da seguire è quello di bere per la sete che si ha. A detta dei medici intervistati la sete è l’indicatore migliore.

La discussione è animata e le rassicurazioni sono d’obbligo. I ragazzi sono decisamente coinvolti e quindi chiedo di rispondere in gruppo ad alcune domande.

Quali sostanze possono passare liberamente attraverso la membrana cellulare?

Secondo voi, perché è importante che le cellule controllino le sostanze che entrano ed escono dalla cellula?

Secondo voi, cosa potrebbero fare i medici per curare i pazienti affetti da iponatriemia dovuta ad una introduzione eccessiva d’acqua in un tempo breve?

Come dicevo, questa attività costituisce la fase di ENGAGE di un nuovo ciclo di apprendimento sul passaggio delle sostanze attraverso le membrane cellulari. La lettura dell’articolo, quindi, è servita per introdurre l’argomento delle lezioni successive, per catturare l’attenzione degli studenti, portarli a fare domande, a chiedersi cosa succederà o semplicemente a volerne sapere di più.

Una volta che siamo riusciti a coinvolgerli, è probabile che questo aumenterà il loro coinvolgimento per tutto il processo di apprendimento.

L’attività serve anche a scoprire che cosa sanno già e far emergere eventuali misconcezioni. Durante questa fase, agli studenti non vengono date definizioni formali su ciò che stanno esplorando, né viene detto loro a quali conclusioni arriveranno.

Non è detto ad esempio, che riescano a ipotizzare che un trattamento di emergenza potrebbe essere la somministrazione di soluzione salina per endovena per aumentare la concentrazione di sodio nei fluidi del paziente, riportandoli in un range isotonico. Quando, però, nella fase di EXPLAIN si riprenderanno in considerazione queste domande, saranno invece sicuramente in grado di riformulare le risposte date inizialmente.

L’ora è finita, potrei anche dire volata.

La prossima lezione inizieremo la fase di EXPLORE con una investigazione sulla diffusione attraverso una membrana semipermeabile. Vi racconterò com’è andata.

Iscriviti alla newsletter per ricevere contenuti fantastici nella tua casella di posta!

*La Newsletter è gratuita e puoi annullare la tua iscrizione in qualsiasi momento!

Iscrivendomi do il consenso a ricevere email e comunicazioni periodiche da IBSE e dintorni e posso disiscrivermi in qualsiasi momento.

Categoria: