Ed eccomi di nuovo qui, travolta dalla ripresa e dai nuovi ritmi ma felice, per davvero.
Non so se succede anche a voi, ma ogni anno pochi giorni prima di rientrare in classe un’ansia sottile si insinua nella mia mente e mi tiene persino sveglia la notte. Non so proprio per quale motivo questo strano fenomeno si verifichi puntualmente ogni anno ma so, invece, che non appena entro in classe e vedo le facce sorridenti dei ragazzi arriva la gioia e penso: che bello rivedervi!
Conoscere i “piccoli” poi è stupendo. Sguardi timorosi ti scrutano cercando di capire chi sei ma non appena cominci a “raccontare” si trasformano in sorrisi pieni di speranza e aspettativa e io penso: ma che bello conoscervi!
Mi ritengo fortunata, davvero. Ogni anno più vecchia, più lenta e più stanca ma grata perché amo i ragazzi e amo insegnare. Sono sicura che sia così anche per voi, cari amici.
L’imparare ad imparare è stato il focus di tutte le mie letture estive e così ho dedicato le prime lezioni a raccontare ai ragazzi come fare ad imparare in modo più efficace. Ecco qui la prima.
Prima di cominciare ci tengo a dirvi che tutte le cose che sto per raccontarvi potete trovarle in questo bellissimo libro scritto da due americani, una docente di ingegneria esperta di apprendimento e un neuroscienziato: Barbara Oakley e Terry Seinowski.
Se masticate un po’ di inglese lo troverete fantastico, ma intanto proverò a raccontarvi quali preziosi consigli la scienza è in grado di dare per avere successo a scuola senza passare tutto il tempo a studiare. Non dico che sarà facile e molto dipenderà da voi ma vale la pena provare, no?
Cosa significa imparare per voi? Cosa fate quando volete o dovete imparare qualcosa?
Forse state attenti in classe durante la spiegazione, leggete con attenzione il libro e poi fate gli esercizi che vi vengono assegnati.
Funziona sempre il vostro sistema? Cosa fate quando invece non riuscite a capire qualcosa? Vi capita mai di arrabbiarvi e arrendervi?
Arrabbiarsi, come ben sapete, serve a poco. Invece, vi basterà comprendere alcune cose sul funzionamento del cervello e potrete imparare molto più semplicemente e con meno frustrazione. Non ci credete?
Voglio dirvi una cosa che forse vi sembrerà un po’ strana.
La scienza ha dimostrato che per riuscire a pensare in modo più chiaro quando si sta studiando qualcosa o si cerca di risolvere un problema difficile, a volte, abbiamo bisogno di perdere la concentrazione.
Aspetta… cosa?
No, non sono impazzita! Avete sentito bene!
I neuroscienziati, ossia gli scienziati che studiano come funziona il cervello, hanno capito che il nostro cervello lavora sostanzialmente in due modi diversi: in modo focalizzato, cioè concentrato, e in modo diffuso e che entrambe le modalità sono molto importanti per l’apprendimento.
Cosa vuol dire per il nostro cervello essere in modalità focalizzata?
Significa semplicemente che in quel momento state prestando grande attenzione a ciò che state cercando di imparare o di capire. Pensate in modalità focalizzata quando state risolvendo un problema di matematica, mentre imparate nuove parole in una lingua straniera o cercate di applicare una nuova regola di grammatica, mentre guardate e ascoltate l’insegnante in classe ma anche mentre giocate a un videogame, o fate un puzzle.
Pensare in modo focalizzato attiva parti specifiche del cervello a seconda di ciò che si sta facendo. Risolvere un problema di matematica, ad esempio, attiva parti del cervello diverse da quelle usate quando si parla in una lingua straniera.
Quando dovete imparare qualcosa di nuovo, quindi, per prima cosa dovete imparare a concentrarvi intensamente per attivare le parti del cervello che vi servono in modo che il processo di apprendimento abbia inizio.
Il cervello entra in modalità diffusa quando non state pensando a niente di particolare, quando sognate ad occhi aperti o scarabocchiate su un foglio per divertirvi. In modalità diffusa, la mente è rilassata e libera e utilizza parti diverse del cervello rispetto a quando, invece, vi state concentrando su qualcosa.
Quando il nostro cervello è in modalità diffusa accede più facilmente a risorse come l’intuizione in cui i pezzi di informazione analizzati in precedenza in modo logico e sequenziale vengono in qualche modo riorganizzati in modo più creativo finendo spesso per fornirci una nuova prospettiva per la soluzione del problema che prima non riuscivamo a trovare.
Sembra anche che la creatività salti fuori proprio quando siamo in modalità diffusa.
Avete presente i flipper?
Se ricordate, il gioco funziona così: si tira indietro un pistone, lo si lascia andare e una pallina che viene lanciata fuori rimbalza tutt’intorno, contro dei bersagli, accumulando punti.
Secondo Barbara Oakley pensare ad un flipper può aiutare a capire meglio come funzionano le due modalità in cui lavora il cervello.
E’ come se nel nostro cervello ci fossero due tipi diversi di flipper: uno in cui i bersagli che la pallina deve colpire sono molto vicini tra loro, l’altro in cui i bersagli sono invece distanti. La struttura del flipper con i bersagli ravvicinati simula i nostri pensieri quando siamo molto concentrati su qualcosa, mentre la struttura del flipper con bersagli distanziati tra loro riproduce bene la modalità diffusa in cui i pensieri tracciano piste più ampie colpendo meno bersagli lungo il tragitto.
Quando si sta imparando qualcosa di nuovo, ad esempio state imparando ad usare una formula matematica per la prima volta, e siete in modalità focalizzata la vostra pallina-pensiero traccia delle piste ravvicinate e in un’area ristretta. Ogni volta che utilizzerete nuovamente quella formula che avete imparato i vostri pensieri si muoveranno lungo le stesse piste che sono state tracciate nel vostro cervello la prima volta.
Il nostro cervello è in grado di concentrarsi sui dettagli, ossia essere in modalità focalizzata, oppure può vedere il quadro d’insieme, avere una visione più ampia delle cose, ossia essere in modalità diffusa.
La scienza ci dice, però, che se si è in modalità focalizzata non si può essere in modalità diffusa e viceversa: sembra che le due modalità non possano coesistere contemporaneamente. È come osservare una moneta: puoi vederne una faccia o l’altra, ma mai entrambe contemporaneamente. Il fatto di essere in una delle due modalità, quindi, sembra che limiti la possibilità di accedere all’altra.
Se passare da una modalità all’altra è così importante nell’apprendimento, come si fa a farlo?
In realtà, entrare in modalità focalizzata è abbastanza semplice. Basta iniziare a concentrarci su qualcosa ed è fatta!
Il vero problema è mantenere a lungo la concentrazione.
Lo sapete bene anche voi. Mantenere a lungo la concentrazione su qualcosa è difficile e faticoso e proprio per questo a volte ci mettiamo a sognare ad occhi aperti, ossia entriamo in modalità diffusa.
Tornando all’analogia dei flipper, funziona così: finché si usa il flipper a bersagli ravvicinati, ossia finché si resta concentrati, la nostra mente resta in modalità focalizzata, ma se ci si distrae un attimo, la pallina/pensiero perde energia e cadendo passa nel flipper a bersagli distanti, ossia entra subito in modalità diffusa.
Quindi per entrare in modalità diffusa basta non concentrarsi su niente di particolare, andare a fare una passeggiata, guardare fuori dal finestrino di un autobus, fare una doccia o dormire.
Sembra anche che concentrarsi su qualcosa di diverso possa portare temporaneamente in modalità diffusa su ciò su cui non ci si sta più concentrando.
Da quanto è emerso sinora dagli studi scientifici, infatti, sembra che quando ci concentriamo su una cosa nuova, di fatto smettendo di concentrarci su ciò che stavamo facendo prima, il nostro cervello entri in modalità focalizzata sulla cosa nuova ma in modalità diffusa su quella vecchia.
Provo a farvi un esempio. Immaginate di dover risolvere un problema di matematica e di trovarlo difficile. Ci provate a lungo ma a un certo punto vi bloccate e non riuscite più ad andare avanti. Forse vi innervosite, smettete di lavorare sul problema e vi mettete a fare qualcos’altro, per esempio i compiti di storia. Mentre il cervello entra in modalità focalizzata sui compiti di storia, allo stesso tempo passa in modalità diffusa relativamente al problema di matematica. Ma la cosa più incredibile è che in modalità diffusa, il cervello sta, in realtà, continuando a lavorare anche sul problema di matematica, guardandolo da una prospettiva diversa e allargata, creando nuove connessioni neurali, viaggiando lungo percorsi nuovi. Quando lo riprenderete in mano potreste scoprire di esservi sbloccati o di essere riusciti per lo meno a capire da dove è necessario partire per trovare una soluzione! Vi è mai successo?
Potrebbe capitare che mentre cercate di risolvere un problema di matematica o un esercizio di scienze o state facendo una versione di latino vi blocchiate e che la frustrazione aumenti sempre più fino a trasformarsi in rabbia. Perché succede?
Solitamente i motivi sono due:
- avete perso la spiegazione iniziale. Sfortunatamente con questo tipo di «blocco» entrare in modalità diffusa non serve a molto perché non avete “caricato” nulla in modalità focalizzata. La cosa migliore che potete fare in questo caso è tornare indietro, cercare esempi e spiegazioni sul libro o chiedere all’insegnante di rispiegarvelo ancora. Potete anche cercare un video di spiegazione su YouTube ma mi raccomando di non lasciarvi distrarre da altri video;
- oppure, nonostante vi siate concentrati con attenzione, ossia avete lavorato in modalità focalizzata, siete comunque bloccati e non sapete come andare avanti. La frustrazione aumenta e vi chiedete perché non ci riuscite. Il motivo è che non avete ancora dato al cervello la possibilità di aiutarvi in modalità diffusa. Ricordate? La modalità diffusa non può attivarsi finché continuate a rimanere concentrati su qualcosa.
Secondo le ricerche sembra, però, che concentrarsi su qualcos’altro possa portarci temporaneamente in modalità diffusa relativamente a ciò che ci sta bloccando. Avete quindi due possibilità: fate una pausa, magari facendo merenda con qualcosa di sano, o vi concentrate su qualcos’altro. Se siete bloccati su un problema di matematica, ad esempio, mettetevi a fare i compiti di grammatica o di storia.
Quando siete in modalità diffusa il cervello continua a lavorare con calma, in sottofondo, anche se spesso non ne siete consapevoli e può trovare nuove idee per risolvere il problema.
Ricordate però che il cervello ha anche bisogno di riposare un po’.
Quando si fa una pausa quanto deve essere lunga?
In realtà questo dipende da voi e da quante cose dovete fare per finire i compiti. Solitamente 5/10 minuti sono un tempo ragionevole. Se avete molto da studiare cercate di non fare pause troppo lunghe. È meglio finire presto e avere tempo per rilassarvi dopo!
Ciò che sembra aiutare di più quando si vuole dare al proprio cervello la possibilità di lavorare in modalità diffusa dopo aver lavorato a lungo in modalità focalizzata è:
- fare esercizio fisico (sport, passeggiata, nuotata)
- ballare!
- fare un giro in bicicletta
- disegnare o dipingere
- fare una doccia
- ascolta musica (soprattutto senza parole)
- suonare uno strumento
- dormire (la modalità diffusa per eccellenza!)
Questo per oggi è tutto! Ma se la cosa vi interessa, ora che abbiamo gettato le basi, nel prossimo post vi racconterò cosa fare concretamente per studiare “presto e bene”.
Buon nuovo inizio a tutti voi! 🙂
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