É tanto che non scrivo, lo so. Ogni settimana mi riprometto di farlo perchè avrei tantissime cose da raccontarvi ma poi le giornate, le settimane finiscono e la pagina del computer è rimasta bianca. Qualche settimana fa mi è capitato di rifiutare una proposta interessante che ho ricevuto. Perchè? Per colpa del tempo, anzi della mancanza di tempo. Non ho abbastanza tempo per fare tutto ciò che dovrei e vorrei.

La persona con cui stavo parlando mi ha chiesto come mai non mi decido a chiedere il part time, come fanno molti colleghi, in modo da poter conciliare scuola, formazione/collaborazioni. Già, me lo sono chiesta molte volte anch’io. Perchè non mi decido a farlo? Potrei, ad esempio, avere più tempo per fare più attività di formazione o per scrivere. Forse per via dello stipendio più basso e dei contributi in meno versati? Mi è stato detto che per lo stipendio non avrei dovuto preoccuparmi perchè tanto quello che verrebbe a mancare lo si compensa con ciò che proviene da corsi e/o collaborazioni. In fondo, è allettante, perchè non farlo?

Tra un paio di giorni è il mio compleanno e saranno 54. Sono tanti, troppi. Il fatto è che mi sono accorta di essere arrivata ad un punto della vita in cui le domande che mi faccio tendono a diventare “cosmiche”, perchè sembrano celare il senso della vita e sento il bisogno urgente di darmi delle risposte. Mi sono chiesta molte volte perchè continuo a vivere così, sempre in debito di ossigeno, sempre di corsa per non arrivare in ritardo sugli impegni presi, sempre in affanno ma con un libro in mano per continuare a studiare, a crescere, a imparare. Sono stanca? Sempre.  Allora perchè?

Ho la risposta, sapete? Mi è arrivata come un dono, all’improvviso, un pomeriggio di ottobre quando ho iniziato un nuovo progetto con un gruppetto di ragazzi nella mia scuola: un TEDEd Club.

La notte prima, devo confessarlo, non sono riuscita a dormire. Ho già tante, troppe, cose in ballo. La “rivoluzione IBSE” della mia prassi didattica, in fondo, è solo all’inizio e c’è ancora tanto lavoro da fare. Chi insegna le nostre materie sa che ci viene richiesto di insegnare di TUTTO, ma proprio di tutto,  e come tale mi servirà tantissimo tempo e tanto lavoro extra prima di aver riprogettato tutte le mie unità. Sto anche lavorando ad un nuovo progetto editoriale, faccio corsi, mi aggiorno, studio. Insomma, come molti di voi, faccio una vita assurda. Arrivo al sabato che a volte non so più come mi chiamo. Per cui, iniziare qualcosa di assolutamente nuovo anche per me e che mi avrebbe richiesto molte altre energie mi spaventava davvero. Avevo paura di non farcela. Un TEDEd Club richiede tanto impegno e dedizione non solo da parte del leader del Club (io) ma anche dei ragazzi.

Quel pomeriggio, però, è successo qualcosa e improvvisamente ho capito perchè non riesco, anzi proprio non voglio ridurre le ore a scuola.

Dopo aver richiesto e ottenuto da TED l’autorizzazione a costituire un Club nella mia scuola ho iniziato il percorso formativo che prevede 13 workshop che porteranno alla progettazione e alla realizzazione  di video talk da parte dei singoli studenti:

  1.  Settimana introduttiva: Qual è la tua passione?
  2. Cosa rende una grande idea… grande?
  3. Esplora e dichiara la tua idea!
  4. Come Presentare I: Comprendere l’inizio, la metà e la conclusione.
  5. Come presentare II: Rivelare, presentare e inquadrare la tua idea
  6. Come presentare III: Visualizzare la tua idea
  7. Come presentare IV: Creare (e poi distruggere) i tuoi visual
  8. Come liberarsi delle cattive abitudini
  9. Come cogliere un’idea: Video, illuminazione e suono
  10. Cantonate, parlantina, blocchi e punti di svolta: Una prova generale!
  11. Presentazioni finali: La tua idea da diffondere
  12. Guarda la registrazione delle tue presentazioni
  13. Carica e nomina la tua presentazione

Il fatto è ciascun ragazzo, per fare tutto ciò, deve imparare a guardarsi dentro mettendosi in gioco davanti agli altri. Il primo workshop era, quindi, il più critico: potevano fidarsi, entusiasmarsi e restare o potevano avere paura e rinunciare.

Ho preparato l’incontro con molta cura, ma avevo paura. Sarei riuscita a far sentire loro che questo viaggio che avremmo potuto fare insieme valeva la pena?

Ogni workshop prevede un momento finale di “public speaking” e in quel primo incontro ho chiesto loro di trovare almeno tre cose in grado di appassionarli e di riflettere su cosa lavorare insieme nel club avrebbe potuto dare loro.

Li osservavo mentre riflettevano e scrivevano. Si agitavano, si preoccupavano e la mia ansia cresceva. Ho chiesto troppo, li perderò, ho pensato.

Quando poi, a turno, si sono alzati in piedi e hanno condiviso col gruppo il prodotto della loro riflessione è stata PURA MAGIA. Credetemi, ho fatto un grande sforzo per trattenere le lacrime e non mostrare tutta la mia commozione davanti a loro, anime belle di giovani donne e uomini che ho il privilegio di accompagnare per qualche anno della loro vita.

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In quel momento ho ricevuto un dono e ho trovato anche alcune delle risposte che stavo cercando. Perchè faccio tutto questo? Si tratta di AMORE. Amore, sì, verso questo nostro mestiere difficile, non sempre compreso, spesso bistrattato, ma pur sempre meraviglioso. Credetemi non si tratta di sentimentalismo o di frasi fatte.

Ogni mattina vado a scuola, mi metto in gioco e mi sento privilegiata perchè ho la possibilità di fare qualcosa di davvero importante anche se tutto ciò mi richiede tanto impegno e fatica.

Il poeta, artista di strada, Ivan Tresoldi tempo fa ha scritto qualcosa di meraviglioso su un muro della darsena di Milano:

Chi getta semi al vento farà fiorire il cielo

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Ecco, è questo facciamo noi insegnanti. Gettiamo semi al vento e quasi mai abbiamo il privilegio di veder fiorire il cielo. Ma quando accade, è pura magia che ti riempie il cuore e ti ripaga di tutto.

Ecco cari amici, ora sapete perchè non sempre ho il tempo di scrivervi per condividere con voi attività nuove ma oggi, in questa domenica di dicembre, ho sentito l’urgenza di aprirvi il mio cuore per condividere qualcosa di diverso: la gioia che si prova quando si diventa consapevoli della bellezza di questo meraviglioso mestiere che abbiamo il privilegio di fare.

La coperta è ancora corta, lo so, e questo non cambierà. Sarò sempre in affanno, non sempre riuscirò a fare tutto ciò che vorrei, come scrivervi ad esempio, ma una cosa l’ho capita: in fondo, a me va proprio bene così.

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