Qual è l’organo più grande del corpo umano?

Quando pongo questa domanda, la maggior parte dei ragazzi pensa ad un organo interno come l’intestino, lo stomaco o il fegato. Anche se uno studio del 2018, pubblicato su Scientific Reports, propone che si tratti dell’interstizio, una fitta rete di canali pieni di liquido (interstiziale) che si trova in quasi tutti gli apparati dell’organismo umano, possiamo ancora sostenere che si tratti della pelle.

La pelle, infatti, ricopre un’area di quasi 2 m2, costituisce il 15-20% della massa corporea totale e pesa quasi 5 kg.

Senza titolo

Come è fatta la pelle?

È composta da due strati: l’epidermide e il derma.

derma

L’epidermide è lo strato più esterno ed è costituita da 4 tipi di cellule che svolgono lavori diversi: cheratinociti, melanociti, cellule di Langherans e cellule di Merkel.

I cheratinociti sono le cellule più numerose e sono disposte in 4-5 strati in diversi stati di sviluppo.

Nella parte più interna dell’epidermide si trova lo strato basale o germinativo che è composto da cheratinociti di forma quasi cubica in continua mitosi (cellule staminali).

Spostandosi verso la superficie, troviamo poi:

  • lo strato spinoso (composto da 8-10 strati di cheratinociti di forma poliedrica),
  • lo strato granuloso (composto da 3-5 strati di cheratinociti appiattiti che vanno incontro ad apoptosi, ossia morte cellulare programmata, per garantire il continuo rinnovo dell’epidermide),
  • nei polpastrelli e nei palmi di mani e piedi si trova anche lo strato lucido (3-5 strati di cheratinociti) e infine, sul lato esterno della pelle si trova
  • lo strato corneo (costituito da 25-30 strati di cheratinociti appiattiti morti contenenti cheratina).

I melanociti, invece, sono cellule pigmentate che si trovano tra i cheratinociti dello strato basale. Presentano lunghe estroflessioni che si estendono tra i cheratinociti dell’epidermide dove trasferiscono granuli di melanina, un pigmento che assorbe la radiazione UV dannosa per il DNA delle cellule e conferisce la colorazione alla pelle.

Le cellule di Langherans sono cellule diffuse in tutti gli strati dell’epidermide (e in particolare nello strato spinoso). Sono ramificate come i melanociti ma senza i pigmenti e, insieme ai macrofagi e ai linfociti B, contribuiscono a combattere le infezioni.

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Infine, le cellule di Merkel sono cellule recettoriali che si trovano a contatto con le terminazioni nervose sensitive di una struttura chiamata disco tattile. Le cellule di Merkel e i dischi rilevano aspetti diversi delle sensazioni tattili.

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Credits: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:502_Layers_of_epidermis.jpg

Il derma, che si trova al di sotto dell’epidermide, è costituito, invece, da due strati di tessuto connettivo: papillare lasso e reticolare denso.

Sotto il derma si trova l’ipoderma. Questo strato, in realtà, non fa parte della pelle ed è composto da tessuto adiposo che costituisce lo strato di grasso che isola il corpo dalla perdita di calore e ha funzione di riserva energetica.

A cosa serve la pelle?

La pelle, insieme agli annessi cutanei (peli/capelli, unghie e ghiandole sebacee, sudoripare, mammarie e ceruminose) costituiscono il sistema tegumentario che contribuisce all’omeostasi del corpo mantenendo la temperatura corporea, proteggendo il corpo da microrganismi, sostanze chimiche e altri fattori ambientali, prevenendo la disidratazione, sintetizzando la vitamina D e agendo da organo sensoriale.

Da cosa dipende il colore della nostra pelle?

Il colore della pelle cambia da persona a persona. I melanociti hanno nel loro citoplasma degli organuli speciali, chiamati melanosomi, in cui attraverso alcune reazioni chimiche l’amminoacido tirosina viene trasformato nel pigmento chiamato melanina (melanogenesi). All’interno dei melanosomi vengono prodotti diversi tipi di melanina tra cui una melanina giallo-rossa (feomelanina) e una bruno-nera (eumelanina).

Il colore della pelle è dovuto a diversi fattori che variano da persona a persona tra cui la proporzione dei diversi tipi di melanina, la quantità totale di melanina prodotta in ciascun melanosoma e il numero di melanosomi nell’epidermide.  I melanosomi sono quindi “fabbriche” di melanina che viene poi trasferita ai cheratinociti attraverso i lunghi prolungamenti dei melanociti.

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Credits: https://www.researchgate.net/figure/Scheme-depicting-the-melanosome-transfer-pathway-Melanosomes-are-packed-in-globules_fig3_51906561

Una volta entrati nei cheratinociti, i granuli di melanina formano una sorta di cappuccio intorno al nucleo della cellula. La melanina all’interno dei melanosomi è in grado di assorbire l’energia emessa dalle radiazioni luminose visibili e dai raggi ultravioletti del Sole, riducendo la quantità di radiazione che arriva al DNA all’interno del nucleo.

La radiazione UV, infatti, può causare mutazioni nel DNA che possono portare allo sviluppo del cancro.

Se ci esponiamo a quantità sempre maggiori di UV anche la quantità di melanina prodotta aumenta e sempre più melanosomi vengono inviati ai cheratinociti.

La maggior parte delle persone può adattarsi a una maggiore esposizione al sole aumentando la produzione di melanina e l’abbronzatura, ma è la genetica che determina il colore di base della pelle e quanto ci si può abbronzare.

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I melanociti umani non sono distribuiti solo nell’epidermide e nei follicoli piliferi, ma anche nella mucosa, nella coclea (orecchio), nell’iride (occhio) e nel mesencefalo (cervello).

Il cancro della pelle

Ilmelanoma è un tumore maligno che si origina dai melanociti della pelle e delle mucose, da quelli che costituiscono i nei o, molto più raramente, dai melanociti che si trovano in sedi extracutanee (occhio, meningi, orecchio interno, etc…).

Il melanoma è oggi il tumore più diffuso nella fascia di età compresa tra i 25 e i 29 anni e secondo solo al carcinoma mammario nelle donne di età compresa tra i 30 e i 35 anni. In generale, colpisce prevalentemente soggetti di età compresa tra i 30 ed i 60 anni e di classe sociale medio-alta (Fonte: Epicentro). Sebbene oltre il 95% dei melanomi e altri tumori della pelle possano essere curati mediante diagnosi e trattamento precoci, un gran numero di adolescenti e giovani adulti non lo conosce e non è in grado di riconoscerne i segnali.

Parlare di melanoma ai nostri ragazzi, quindi, è davvero importante per una prevenzione efficace di questa forma di tumore che fino a pochi anni fa era considerata una neoplasia rara, mentre attualmente è in aumento in tutto il mondo colpendo una popolazione sempre più giovane per colpa della cattiva abitudine del non proteggersi adeguatamente mentre ci si espone al Sole. Numerosi studi suggeriscono addirittura che l’incidenza di melanoma sia addirittura raddoppiata negli ultimi 10 anni.

In Italia la stima dei melanomi, e dei decessi ad essi attribuiti, è ancora approssimativa ma si ritiene che nel 2018 ci siano stati 13.700 nuovi casi diagnosticati.

Se fate quattro chiacchiere informali con i vostri ragazzi scoprirete che la percezione del pericolo è veramente bassa e che l’uso della crema solare è veramente limitato.

Quali sono i sintomi del melanoma?

Il melanoma può svilupparsi in qualsiasi area della pelle, anche se nelle zone che sono più frequentemente esposte alla luce del sole la probabilità è maggiore. Si possono formare a partire da nei preesistenti ma anche ex-novo. Per questo è sempre utile eseguire regolarmente un’accurata autoispezione dei nei della pelle.

Per riconoscere un neo dal melanoma si può utilizzare la regola dell’ABCDE:

  • Asimmetria: i nei sono simmetrici mentre il melanoma è asimmetrico.
  • Bordi irregolari: i bordi di un neo sono regolari, quelli di un melanoma sono frastagliati.
  • Colore disomogeneo: i nei hanno un colore unico ed uniforme, mentre il melanoma può avere più colori.
  • Diametro superiore a 6 mm: i nei crescono fino ad un diametro di 6 mm. I melanomi di solito sono superiori ai 6 mm.
  • Evoluzione: la rapida crescita di un qualunque neo o macchia pigmentata deve far sospettare un melanoma.

melanoma

Se si riscontrano uno (o più) di questi segni, è bene andare dal proprio medico che potrebbe suggerire la visita dermatologica.

Cosa fare per prevenirlo?

Se la diagnosi precoce è fondamentale, altrettanto importante è la protezione durante l’esposizione al sole.

Non solo è importante mettere ripetutamente la crema solare in quantità adeguata ma è altrettanto importante sceglierne una con un adeguato fattore di protezione (SPF).

Per aiutare i ragazzi a comprendere la differenza tra i diversi fattori di protezione contenuti nelle crema solari proporrò una semplice attività che necessita di 3 creme solari a diverso SPF, ad esempio protezione 6, 30, 50, (i residui delle vacanze estive andranno benissimo), perline bianche che cambiano colore quando esposte alla luce (perline UV) e bustine di plastica trasparenti.

Le perline sensibili ai raggi ultravioletti (perline UV) sono perline che si colorano in presenza di radiazioni ultraviolette. I raggi ultravioletti possono provenire sia dalla luce solare che da altre fonti artificiali e sono quelli che possono causare scottature o cancro della pelle.

Il cambiamento di colore nelle perline avvisa chi le indossa della presenza della radiazione UV. Quando le perline non sono esposte ai raggi ultravioletti, sono incolori e traslucide o opache, mentre non appena la luce del sole le colpisce, si trasformano istantaneamente in rosse, arancioni, gialle, blu, viola o rosa.

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Procedimento

  1. Inserire un ugual numero di perline fotosensibili in quattro bustine di plastica trasparenti e sigillare la chiusura.
  2. In una bustina scrivere con un pennarello indelebile “CONTROLLO”, mentre nelle altre scrivere il numero del fattore di protezione delle creme solari che verranno testate.
  3. Mettere le bustine su un vassoio con le scritte rivolte verso il basso.
  4. Sulle corrispondenti bustine spalmare bene uno strato di crema solare. La bustina che servirà da controllo non verrà trattata con nessun prodotto. Tra una applicazione e l’altra lavarsi bene le mani per fare in modo di non “contaminare” il test mescolando inavvertitamente le diverse creme solari. Lasciarle asciugare completamente prima di cominciare il test.
  5. Esporre le quattro bustine alla luce solare per 5 minuti e osservare le eventuali variazioni di colore. Le perline utilizzate sono molto sensibili per cui cambieranno sempre colore indipendentemente dal filtro solare utilizzato. Quindi, anche se la crema solare funziona come indicato, una variazione di colore ci sarà comunque.
  6. Mettere in ordine decrescente di brillantezza le bustine (ad esempio la più colorata a destra e la meno colorata a sinistra).
  7. Rientrare e girare le buste per controllare l’efficacia del fattore di protezione indicato.
  8. Se la giornata fosse nuvolosa effettuare comunque il test per vedere se le perline cambiano colore. Questo sarà molto utile per comprendere perché i medici dicono di mettersi la crema solare anche quando la giornata è nuvolosa o se si sta sotto l’ombrellone.
  9. L’ideale sarebbe ripetere l’esperimento sia in un giorno con il sole che in un giorno nuvoloso per confrontarne gli effetti.

Fatemi sapere com’è andata!

Alla prossima!

Barbara

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