Entro il 2050 si stima che la popolazione mondiale raggiungerà i 9,1 miliardi di individui. Una crescita del genere richiederebbe  un aumento della produzione alimentare globale di circa il 60% rispetto a quella attuale e se non saranno individuati nuovi sistemi alimentari non si riuscirà a far fronte a tali esigenze.

Le proteine ​​sono una parte indispensabile dell’alimentazione umana, ma il modo in cui le produciamo e le consumiamo al momento presenta molte sfide, in termini sia di modelli di consumo globale che in termini di impatto sociale, ambientale ed economico. Riuscire a fornire alla popolazione mondiale in crescita una dieta sana proveniente da sistemi alimentari sostenibili è quindi una sfida da affrontare con urgenza.

Alla ricerca di soluzioni, L’Unione Europea, nell’ambito delle azioni previste dal Green New Deal, ha così finanziato progetti come SUSINCHAIN (SUStainable INsect CHAIN), Smart Protein e Protein2FOOD, con l’intento di rendere possibile un approvvigionamento proteico a basso costo e ridotto impatto ambientale, grazie alla produzione di proteine alternative sostenibili e nutrienti.

Il progetto SUSINCHAIN mira ad aumentare la diffusione e la redditività economica del mercato degli insetti. Alcuni studi hanno dimostrato, infatti, che gli insetti commestibili possono fornire alla popolazione umana proteine, amminoacidi e vitamine di alta qualità. Gli insetti vengono quindi considerati “l’anello mancante” nel sistema alimentare per una transizione ad un’economia circolare e sostenibile. Anche se gli insetti e i prodotti derivati dagli insetti sono entrati già da tempo nel mercato europeo, lo sviluppo della filiera di produzione, trasformazione e commercializzazione degli insetti edibili in Europa sta procedendo ad un ritmo relativamente lento. SUSINCHAIN testerà e convaliderà tecnologie e processi emersi di recente che mirano a un’industria di insetti dell’Unione Europea sostenibile, che produca prodotti a base di insetti sicuri o prodotti da animali nutriti con insetti che siano apprezzati dai consumatori.

Il progetto SMART PROTEIN mira a sviluppare una gamma di alimenti proteici altamente innovativi a base di piante, funghi e scarti della lavorazione alimentare assicurando sia la sostenibilità ambientale del processo che la sicurezza alimentare.

Il progetto Protein2Food ha, invece, come obiettivo sviluppare proteine ​​vegetali sane, innovative, convenienti ed efficienti sotto il profilo delle risorse, destinate al consumo umano sotto forma di nuovi prodotti alimentari ricchi di proteine ​​e nuove ricette per sostituire i prodotti con ingredienti di origine animale con prodotti vegetali.

Cari amici, questo è lo scenario del compito autentico che ho presentato in quinta la scorsa settimana, prima di iniziare a parlare di proteine. Da tempo cercavo un modo per rendere lo studio, un po’ mnemonico, della biochimica più attivo e calato nel contesto della vita reale. E così, dopo essermi documentata qua e là, ho trovato uno spunto interessante su un libro di testo della Mondadori e l’ho trasformato, inventandomi la SUSTAINABLE PROTEIN WEEK.

Ecco il compito di prestazione autentico che ho presentato ai ragazzi.

Nell’ambito delle attività di Educazione Civica previste per le classi quinte, la tua scuola ha organizzato la SUSTAINABLE PROTEIN WEEK per sensibilizzare gli studenti sul tema della sostenibilità alimentare.
Il 9, 10 e 11 febbraio, divisi in 5 gruppi, presenterete una relazione orale della durata massima di 15 minuti destinata agli studenti dell’ultimo anno della vostra scuola. Al termine della settimana verrà prodotto un booklet con tutti gli articoli relativi alle presentazioni effettuate.
La relazione orale e il relativo paper (articolo) con abstract dovranno affrontare i seguenti punti:

  • struttura e ruolo di amminoacidi e proteine negli organismi
  • quantitativi di assunzione proteica di riferimento per la popolazione nelle diverse fasi della crescita, con particolare attenzione ad amminoacidi essenziali e loro dosi opportune per una corretta nutrizione;
  • principali fonti alimentari di proteine ad alto valore biologico;
  • fonti proteiche alternative per una alimentazione sostenibile;
  • esempi di facoltà universitarie europee che hanno avviato progetti di ricerca e start up già avviate.

Il paper dovrà avere lunghezza massima di 8000 battute spazi inclusi, con relativa bibliografia/sitografia (da non considerarsi nelle 8000 battute), mentre l’abstract non dovrà superare le 500 battute. Paper con abstract dovrà essere inviato tramite mail entro, e non oltre, le 48 ore precedenti la relazione orale. La presentazione dovrà invece essere inviata entro l’11 febbraio (al termine delle presentazioni di tutti i gruppi). Nella bibliografia/sitografia dell’articolo dovranno essere presenti almeno tre riferimenti diversi da quelli presentati nella sitografia essenziale sotto riportata. Tutti i lavori verranno valutati tramite rubric caricata su Google Classroom.

Sitografia essenziale da cui partire:

Reazioni?

All’inizio mi hanno guardata in silenzio, senza fiatare (confesso che per un momento ho tremato..). Poi, quando ho chiesto loro di dirmi sinceramente cosa ne pensassero di questa nuova forma di valutazione mi hanno risposto che in effetti, trovavano questa sfida interessante, stimolante e utile anche in vista dell’esame e così, con questo nuovo stimolo, ci siamo rimessi al lavoro con maggiore entusiasmo.

Se ricordate, ho fatto un esperimento simile con un’altra classe in dicembre (La valutazione autentica e la DAD), e sinceramente, credo che anche questa volta i ragazzi sapranno stupirmi ed entusiasmarmi (sì perché quando loro sono bravi io, dentro, esulto!).

In passato vi ho già parlato di valutazione autentica (Progettare unità di apprendimento IBSE: #5 la fase di Evaluate) ma fino ad ora, lo confesso, per quanto convinta della potenza di questo modo di valutare, ho fatto solo qualche esperimento sporadico.

Progettare un compito autentico non è certo una passeggiata, soprattutto se lo fai da sola.

Innanzitutto serve una buona idea da cui partire e poi non solo si deve costruire un’attività che abbia realmente senso e che non sia né troppo facile né troppo difficile, ma deve essere un’attività in cui lo studente (singolarmente o in gruppo) possa dimostrare, a se stesso e a noi, cosa riesce a fare con le conoscenze e le abilità che ha acquisito durante l’unità.

Mica semplice…

Tante volte ho pensato “in grande” ma poi vergognosamente, sopraffatta dalle troppe cose da fare, ho ripiegato sui test già somministrati l’anno precedente in cui, però, tutto è senza un contesto, una fredda misurazione di conoscenze o al massimo di qualche abilità.

In fondo l’ho sempre saputo che il mio tallone d’Achille era, ed è, la valutazione. Ma sento che, per me, è arrivato il momento di crescere professionalmente anche su questo aspetto e quindi mi sono rimessa a studiare con l’intenzione, stavolta, di sperimentare quanto più possibile.

Il libro che sto leggendo al momento si intitola Educative Assessment ed è stato scritto da uno dei due “padri fondatori” della valutazione autentica, Grant Wiggins (di cui vi ho già parlato n-mila volte…).

La valutazione dovrebbe essere progettata con intenzionalità per migliorare ed educare le performance degli studenti e non semplicemente verificarle come fa la maggior parte dei test usati a scuola.

Grant Wiggins, Educative Assessment, 1998

Secondo Wiggins, la valutazione deve essere EDUCATIVA e per essere tale deve avere due qualità essenziali:

  1. essere ancorata a compiti autentici, ossia compiti che insegnano agli studenti in che modo gli adulti vengono effettivamente messi alla prova nella vita lavorativa o in famiglia;
  2. fornire a studenti e insegnanti un feedback ricco e utile che possa essere usato subito per revisionare/correggere le loro performance.

La valutazione, quindi, dovrebbe essere stimolante e utile.

Riuscire a costruire forme di valutazione che rispondano a questi due criteri non è certo facile, ma se, per cominciare, formuliamo gli obiettivi di apprendimento in termini di prestazioni attese, i ragazzi sapranno subito cosa ci si aspetta da loro come dimostrazione del loro apprendimento.

La rubric è lo strumento che consente di fornire indicazioni utili e feedback. Grazie alle rubric non solo gli studenti saranno consapevoli dei loro personali livelli di performance ma sapranno esattamente cosa fare anche per migliorare. Inoltre, mentre studiano e si preparano per la prestazione richiesta nel compito autentico saranno anche in grado di autovalutarsi su ogni task specifico.

Per la loro complessità, preparare compiti autentici per la valutazione richiede sicuramente molto tempo e grande sforzo da parte nostra, ma se crediamo davvero nel nostro lavoro, nell’importanza di quanto facciamo affinché i ragazzi apprendano veramente, credo che dobbiamo smettere di pensare di non avere abbastanza tempo e cominciare, invece, a chiederci come possiamo usare il tempo limitato che abbiamo a disposizione per fare in modo che il nostro lavoro diventi ancora più efficace. Io ne sono convinta: nel lavoro, come nella vita, i grandi risultati si ottengono facendo piccoli, piccolissimi, passi ogni giorno.

Ma quando il cammino è lungo e in salita, cosa c’è di meglio del camminare in compagnia?

Aiutiamoci tra noi, amici. Vi siete già cimentati con i compiti autentici? Com’è andata?

Avete libri da consigliare? Come fate a trovare spunti/idee per costruirli? Da dove cominciate?

Se vi va, amici, condividete le vostre idee, le vostre esperienze. Se usciamo dall’isolamento che molti di noi hanno sperimentato o sperimentano, un passo alla volta, insieme, faremo una vera rivoluzione! 🙂

Alla prossima!

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