Da molti anni ormai viaggio ogni giorno per andare a scuola. L’ho fatto in treno per molto tempo ad orari impossibili, per raggiungere scuole molto lontane da casa, poi, quando mi sono avvicinata un po’, ho cominciato a viaggiare in macchina in modo da ridurre i tempi di spostamento, avendo una famiglia e due figli piccoli.

Ho sempre desiderato di riuscire, un giorno, non solo ad entrare in ruolo (cosa non così scontata nelle nostre discipline), ma anche di poter andare a scuola in bicicletta,  ma quel giorno non è mai arrivato. 

Ad un certo punto della mia storia di insegnante sono arrivata al tanto agognato ruolo e dopo qualche anno, girando ancora un po’, sono arrivata alla scuola in cui mi trovo oggi. 

I primi tempi ho continuato a desiderare di avvicinarmi a casa, ma piano piano ho iniziato ad amare il luogo in cui mi trovavo (e in cui mi trovo ancora oggi) dove la scuola  ha assunto nel mio cuore la forma di una casa (una casa piccola con poche sezioni in diversi indirizzi, dove conosco il nome di quasi tutti i ragazzi) e i colleghi hanno assunto la forma di amici. 

Ho smesso di desiderare di andarmene e sono rimasta per cui ogni giorno, da molto, molto tempo, salgo in macchina e faccio quasi 60 km tra andata e ritorno. 

Mi pesa? A volte sì, soprattutto in inverno quando sembra notte per tutto il tragitto o in estate quando ci sono 40 gradi fuori  e 50 nella macchina lasciata al sole, ma nonostante tutto, restare è ancora il verbo che preferisco.

Tanti di noi viaggiano, a volte per scelta, molte volte per necessità. Negli anni però ho capito che anche il viaggio, sicuramente noioso e spesso stressante, poteva diventare un’occasione, l’occasione di avere tempo per me e per la mia crescita come persona e come docente. 

Sono convinta, infatti,  che la maggior parte delle cose che accadono nella nostra vita non siano intrinsecamente né buone né cattive. Tutto dipende dal modo in cui le guardiamo, dai filtri che mettiamo nella lente con cui osserviamo la vita e un giorno ho deciso che avrei trasformato il tempo che il viaggio “rubava” alla mia vita in una occasione per crescere. 

La mia macchina è diventata, così, una bolla in cui godere di audiolibri e podcast che altrimenti non avrei il tempo di ascoltare. Questo mi dà gioia, mi motiva e, quando serve, mi aiuta a superare la stanchezza che la strada a volte ti sentire con forza. 

Il venerdì, ho un piccolo rituale. Aspetto la fine della mattinata e quando esco da scuola, celebro l’inizio del weekend ascoltando “Ci vuole una scienza”, il podcast di e con Beatrice Mautino ed Emanuele Menietti. Lo conoscete? 

Io lo adoro perché non solo offre una qualità altissima di divulgazione scientifica ma lo fa con garbo, con tono leggero e simpatico. Mi piace così tanto che a volte assegno ai miei ragazzi più grandi qualche puntata del podcast come approfondimento per casa (soprattutto quando vengono trattati temi di cui abbiamo discusso o che discuteremo anche in classe).

Da tempo sono un’appassionata di progetti di citizen science, ossia di progetti di ricerca condotti anche grazie all’aiuto dei cittadini, ve ne ho parlato spesso qui sul blog, per cui immaginate come mi sono illuminata quando li ho sentiti parlare di un progetto che ancora non conoscevo: INCREASE.

INCREASE è un acronimo che sta per Intelligent Collections of Food Legumes Genetic Resources for European Agrofood Systems. Si tratta di un progetto di ricerca che riguarda i legumi che mira a sviluppare strumenti e metodi di conservazione efficienti ed efficaci per promuovere la biodiversità agricola in Europa, implementando un nuovo approccio per conservare, gestire e caratterizzare le risorse genetiche attraverso la ricerca partecipata, portando benefici a diversi livelli (sostenibilità, sicurezza alimentare e salute umana) come riconosciuto dal nuovo “Piano Proteine”, impostato dalla UE per sviluppare in Europa il settore delle leguminose e delle piante proteiche in genere.  Queste specie rappresentano uno spaccato in termini di valore potenziale per la produzione alimentare sostenibile e sono tutte fortemente legate alla tradizione e alle esigenze alimentari europee, con opzioni significative per l’agricoltura dell’UE.

L’obiettivo di questo esperimento di citizen science è diffondere la conoscenza della biodiversità dei legumi e coinvolgere i cittadini nelle attività di valutazione e conservazione, nonché nella condivisione e nello scambio di semi, il tutto gestito attraverso un app per cellulari (INCREASE CSA) appositamente sviluppata.

Mentre Mautino e Menietti spiegavano il progetto, il mio cervello ha cominciato immediatamente ad elaborare le informazioni. Arrivata a casa avevo già deciso che avrei/avremmo partecipato!

Per prima cosa sono andata sul sito per capirne di più, quindi ho avviato la procedura per registrarmi ed iscrivermi in prima persona al terzo ciclo dell’esperimento, in modo da poter raccontare meglio ai ragazzi come fare.

È stato tutto molto semplice. Sono andata sull’App Store e ho scaricato e installato l’app INCREASE CSA sul mio cellulare. Quindi ho inserito i miei dati  e mi sono registrata.

Cosa succederà ora?

Circa dopo due settimane dalla chiusura delle registrazioni, verrà spedito un pacchetto con 6 diverse varietà di fagiolo, alcuni semi per ognuna di queste varietà, da piantare (in un vaso, in giardino, nell’orto…) e coltivare secondo le istruzioni fornite, raccogliendo e registrando le informazioni attraverso l’ app dedicata in modo molto semplice (scattando delle foto e fornendo i dati richiesti dall’app durante le diverse fasi di crescita delle piantine).

Se tutto funzionerà come dovrebbe, potrò anche raccogliere i semi che si formeranno e farli riprodurre negli anni successivi (i semi vengono, infatti, distribuiti una sola volta ma l’esperimento di citizen science durerà altri quattro anni), oppure i semi potranno essere anche mangiati in zuppe o insalate.

Cosa si può imparare partecipando? 

Il progetto di ricerca riguarda 4 tipi di legumi (ceci, lupini, lenticchie e fagioli) ma l’esperimento di citizen science, invece, riguarderà 1000 diverse varietà di fagiolo. Le misurazioni fatte dai cittadini su alcune caratteristiche delle piante in condizioni di crescita locali permetteranno agli scienziati di studiare l’adattamento delle diverse varietà nei diversi ambienti europei.

Inoltre, i cittadini potranno fornire le proprie preferenze per colore, forme e gusto dei fagioli, diffondere ricette e usi tradizionali e innovativi in cucina, raccontare le tradizioni locali o fatti storici sul fagiolo.

Come inserire la partecipazione a questo progetto nelle attività didattiche?

I legumi hanno alcune proprietà che li rendono speciali: hanno la capacità di fissare l’azoto che prendono dall’atmosfera e trasferirlo al terreno rendendolo più fertile, necessitando, quindi, di una minor quantità di concimi chimici o di sintesi e questo aiuta anche le colture che si susseguono dopo quella del legume.

I legumi hanno anche una bassa impronta idrica, alcuni sono molto tolleranti alla siccità e sono attori importanti nella cosiddetta transizione alimentare verso diete a base di proteine vegetali.

Ci sono, quindi, molti modi per inserire la partecipazione a questo progetto nelle nostre attività didattiche. A seconda dell’età dei ragazzi può essere un’attività di educazione civica e/o ambientale (proteine da nuove fonti, impronta idrica, sostenibilità, salute umana), un approfondimento di botanica (ormai trascurata almeno nei licei) o un modo per applicare quanto imparato sul metodo sperimentale e sulla natura della scienza. Insomma, unico limite…la fantasia!

Come penso di organizzarmi?

La mia scuola non ha gli spazi per un orto, per cui inizialmente ho pensato di piantare i semi che riceverò in 6 vasi da mettere in classe, ma ho capito subito che non era fattibile: non solo i fagioli crescono moltissimo in altezza ma, com’è successo in altre occasioni, alla chiusura della scuola nessuno si occuperebbe delle piante che, inevitabilmente, morirebbero. 

Ho deciso quindi, di proporlo ad una mia classe coinvolgendo quanti più studenti possibile  seguendo due strade:

  1. trovare studenti che, in accordo con i genitori, si registrino direttamente al progetto ricevendo un kit a casa propria (nella migliore delle ipotesi)
  2. trovare qualche studente con cui condividere i semi che  invieranno a me coltivando un solo tipo di fagiolo ciascuno (nella peggiore delle ipotesi).

I dati raccolti verranno sicuramente condivisi con gli scienziati tramite l’ app ma, applicando quanto abbiamo imparato in classe sul metodo sperimentale e sulla natura della scienza, realizzeremo un vero e proprio protocollo sperimentale che ci permetterà di fare un’analisi dei dati anche in classe.

Ce la faremo?

Ancora non lo so, ma io sono tenace e ho intenzione di riuscire (non c’è provare 😂 )

Se volete partecipare anche voi vi ricordo che la scadenza è il 28 febbraio! Non c’è tempo da perdere! 

Iscriviti alla newsletter per ricevere contenuti fantastici nella tua casella di posta!

*La Newsletter è gratuita e puoi annullare la tua iscrizione in qualsiasi momento!

Iscrivendomi do il consenso a ricevere email e comunicazioni periodiche da IBSE e dintorni e posso disiscrivermi in qualsiasi momento.

Categoria: