La comprensione vera non nasce dalla memorizzazione, ma dall’esplorazione attiva.
In questo episodio ti porto in classe con me per scoprire la seconda E del learning cycle: l’Explore.
Dopo aver acceso la curiosità con l’Engage, è il momento in cui le idee diventano esperienza concreta: gli studenti osservano, sperimentano, raccolgono dati, discutono e costruiscono insieme significato.
Ti racconterò un percorso sull’evoluzione che parte dal viaggio di Darwin e arriva all’attività sui fringuelli delle Galapagos, ispirata agli studi dei coniugi Grant. Vedrai come una domanda investigabile e un’attività pratica possano trasformare concetti astratti in comprensione autentica.
Se vuoi approfondire, trovi l’intero percorso sull’evoluzione nel mio libro Laboratori di scienze con l’approccio IBSE, Erickson.

Ciao Barbara,
sto ascoltando con molto interesse il tuo podcast. Anche se lavoro in una scuola primaria, trovo davvero stimolante l’approccio che descrivi, e ho notato diverse affinità con il metodo della Scuola Senza Zaino, in cui opero.
Anche il nostro approccio prevede di partire sempre da esperienze concrete (che noi chiamiamo esperienze generatrici), seguite da una fase di sperimentazione e co-progettazione insieme ai bambini — perché si programma non solo per gli alunni, ma con gli alunni.
Oggi, dopo aver ascoltato il tuo episodio, mi sono tornate in mente alcune riflessioni che vorrei condividere con te. Anni fa partecipai a una formazione sulla didattica della geografia. Ricordo un percorso molto interessante sullo studio del cielo: l’esperienza concreta prevedeva l’osservazione sistematica di uno spicchio di cielo in notturna, sempre alla stessa ora, per alcune settimane.
A me questa proposta era piaciuta moltissimo, ma non sono mai riuscita a realizzarla in classe perché richiedeva un impegno al di fuori dell’orario scolastico, sia in termini di tempo che di spazi.
Nel tipo di scuola in cui lavoro oggi, la Scuola Senza Zaino, cerchiamo proprio di rompere queste rigidità, ma ci scontriamo con diversi ostacoli: da un lato, con la rigidità del sistema scolastico — che ad esempio non prevede la possibilità di spostare l’orario di un insegnante in momenti diversi della giornata o di prevedere ore aggiuntive regolarmente retribuite — e dall’altro, con la nostra stessa rigidità come insegnanti, perché spesso siamo restii ad adottare una maggiore flessibilità.
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi, come possiamo superare questa rigidità che impedisce di realizzare tante idee valide e già presenti nella scuola?
Cara Valentina, grazie davvero per il tuo messaggio. Mi ha fatto molto piacere leggere le tue riflessioni e scoprire il punto di contatto con l’approccio della Scuola Senza Zaino.
Non ho esperienza diretta di questo modello, ma da quello che racconti sento forti affinità con l’idea di apprendimento attivo e condiviso che è alla base anche dell’IBSE: partire da esperienze concrete, generare domande autentiche, co-costruire significati insieme agli studenti.
Hai toccato un nodo importante: la rigidità del sistema, ma anche quella “invisibile” che a volte portiamo dentro di noi come insegnanti.
Credo che il primo passo per superarla sia proprio riconoscerla — e poi provare, anche in piccolo, a creare spazi di libertà dentro i vincoli che abbiamo.
Non sempre possiamo cambiare l’orario o l’organizzazione (anzi… quasi mai), ma possiamo cambiare il modo in cui stiamo dentro quei limiti: progettando esperienze più flessibili, collegando ciò che accade in aula con il fuori, o coinvolgendo gli studenti nella costruzione delle attività.
Non possiamo stravolgere tutto, non possiamo uscire dai vincoli ciechi che la scuola ci pone, ma possiamo spostare lo sguardo, lasciare che una buona idea trovi la sua forma possibile.
Ogni piccolo gesto in quella direzione, per me, è già un atto di innovazione.
Grazie ancora per aver condiviso la tua esperienza — il tuo commento arricchisce moltissimo la riflessione che ho cercato di aprire con questo episodio.